Dopo una lunga pausa dal piccolo schermo è tornata La Corrida. E chi avrebbe potuto riportarla, il venerdì in prima serata su Raiuno, se non Carlo Conti? Il conduttore toscano, fan del programma e di Corrado, suo storico padrone di casa, ci svela gli ingredienti della sua Corrida, una versione 2.0 che rispetterà, però, fedelmente la tradizione, così come si fa ‘quando si ha per le mani un prodotto televisivo già pratica-mente perfetto. Conti è tornato, di recente, anche alla guida de L’Eredità, dopo la dolorosa scomparsa del collega e amico Fabrizio Frizzi.
Carlo Conti, raccontaci la tua nuova Corrida…
«È il più possibile fedele all’originale, a quella di Corrado, a quel format straordinario che festeggia 50 anni. Noi l’abbiamo riportata a casa, in Rai, dove tutto cominciò la bellezza di cinque decenni fa in radio. Una Corrida volutamente nel segno della tradizione, con la sua inconfondibile leggerezza e la voglia di far divertire».
Che spaccato esce degli italiani “dilettanti allo sbaraglio”?
«Stiamo mostrando la grande voglia, il bisogno dell’Italia di divertirsi. Una realtà, specie quella di provincia, che dalle sagre, o dai salotti di casa, approda alla grande vetrina di Raiuno. È l’Italia che ironizza, che non si prende sul serio. È proprio questa leggerezza, questa voglia di mettersi in gioco la forza de La Corrida».
In che senso?
«No, solo senso di gioia e di leggerezza. Abbiamo scelto di rispettare la liturgia del programma con tutti i suoi clementi caratteristici: il dilettante allo sbaraglio, il semaforo e il pubblico che con tutti gli oggetti del caso mostrerà il suo disappunto o si scatenerà, invece, in un applauso».
«Corrado ha “inventato” la Tv»
Durante la fase casting, Carlo Conti hai trovato la stessa spontaneità nei concorrenti rispetto a quelli del passato?
«La voglia di divertirsi degli italiani è rimasta intatta. Un elemento di novità è forse dimostrato da alcuni giovani rapper. Un sapore nuovo rispetto ad allora. Non abbiamo selezionato professionisti o semiprofessionisti dai talent, i nostri sono orgogliosamente dilettanti allo sbaraglio. Da noi c’è gente che nella vita magari ha dei sogni artistici irrealizzati e che La Corrida gli permette di coronare».
Che ricordi hai di questa Irasmissione alla radio e poi in televisione?
«Da bambino la ascoltavo sempre alla radio. Spesso Corrado la realizzava proprio nella mia città, Firenze, e io immaginavo che questo signor Corrado in una parte della mia città stava realizzando quella trasmissione che a me piaceva tanto. Poi l’ho seguita anche in Tv. Ero affascinato da Corrado. è stato uno dei grandi moschettieri del nostro piccolo schermo, tra quelli che hanno inventato la nostra Tv. Come dimenticare le sue pause, il suo apparente distacco, il suo fare sornione e le sue facce irripetibili? Una perfezione che non potrà mai essere raggiunta, né replicata, da nessuno».
Tu hai riportato in Tv La Corrida, Michelle Hunziker sarà al timone di una nuova versione di Scommettiamo che… ?. Perché secondo te c’è così tanta voglia della Tv di una volta?
«Ci sono dei format talmente forti che sono fuori dal tempo. Un po’ come quando Fabio Fazio ha ripreso in mano il Ri-schiatutto. In Tv c’è un po’ di carenza di idee perché ormai è stato fatto tutto. Ci sono sue strade percorribili: o l’adattamento moderno di alcuni vecchi format, o la loro fedele riproposizione, contando sulla loro intrinseca forza».
In Tv macini un successo dietro l’altro. Ma c’è un ambito in cui ti consideri un po’ un dilettante allo sbaraglio?
«In cucina. Non potrei mai candidarmi come concorrente a MasterChef».
Considerate le tue attitudini artistiche, quando da ragazzo lavoravi in banca ti sentivi un po’ un “dilettante allo sbaraglio”?
«Mi sentivo fuori posto perché avevo voglia di fare altro. Parallelamente cominciavo già a lavorare in radio e in discoteca. Per qualche tempo, e a quell’età, si può fare. Poi, mi sono trovato costretto a fare una scelta e ho deciso di buttarmi. Ho lasciato il certo per l’incerto e, per fortuna, è andata bene. Un incerto che, grazie a tenacia, impegno e un pizzico di fortuna, mi ha portato abbastanza lontano».
Di recente sei tornato alla guida de L’Eredità dopo la dolorosa scomparsa di Fabrizio Frizzi…
«Si va avanti con una grande tristezza, con una profonda ferita nel cuore che difficilmente si potrà rimarginare. Da pro-. fessionisti si prova ad andare avanti, ma con un ferita che forse nemmeno il tempo riuscirà a guarire».
Giorni fa l’Associazione Rai Bene Comune ha lanciato la proposta di intitolare gli studi della Dear (quelli in cui viene registrata anche L’Eredità, ndr) proprio a Frizzi.
«Sarebbe un’idea bellissima, un ulteriore segno di quanto Fabrizio sia stato davvero importante per questa azienda, la Rai, e per tutta la televisione italiana».
da Vero.
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