Il veterano della canzone incontra il giovane leone della scena musicale italiana e dal confronto nasce “Volare”, un videoclip ironico e divertente che da maggio a oggi è stato visto e ascoltato più di 50 milioni di volte.
Vi sveliamo in esclusiva i segreti e le curiosità di questo travolgente brano
C’è una strana, insolita coppia, nel mondo della musica leggera. L’inedito duo ha già sfornato il primo disco, che nel giro di poche ore ha fatto cappotto, entrando nel Guinness del gradimento con un vero e proprio record di visualizzazioni su YouTube.
Il Duo Gianni Morandi e Fabio Rovazzi
I due sono Gianni Morandi e Fabio Rovazzi. Il primo è un monumento della musica leggera italiana, con decenni di successi e milioni di dischi venduti. Un maestro insomma. L’altro, il più giovane, è l’allievo, un ventenne che in meno di due anni è già diventato l’idolo dei frequentatori di internet, Instagram e Twitter con follower e fan a milioni,
Gianni Morandi, 72 anni, è un decorato plurivincitore di festival e gare canore, cantante, autore, attore e conduttore del Festival di Sanremo.
Fabio Rovazzi da Lambrate (pseudonimo di Fabio Piccolrovazzi), ha invece 23 anni ed è l’esordiente che dalla fine di febbraio 2016 ha sbancato il
mercato della musica con un videoclip intitolato Andiamo a comandare. Sì, proprio quella canzone-tormentone che ha avuto un grandissimo successo: basti pensare che solo su YouTube è stata vista più di 80 milioni di volte e gli ha permesso di essere il primo in Italia a ottenere un disco d’oro solo grazie alle riproduzioni in streaming.
Il disco è poi entrato nella classifica dei singoli più venduti del giugno 2016 e dopo un mese, il 29 luglio, ha raggiunto il primo posto conquistando il disco di platino.
L’entrata in scena della strana coppia Morandi-Rovazzi era stata tenuta sotto traccia, mantenendo il riserbo più stretto fino al giorno del boom. Fabio e Gianni, infatti, si sono rivelati ufficialmente alle 15 di venerdì 19 maggio, quando hanno pubblicato su YouTube il video ufficiale di una nuova canzone, Volare, loro primo brano realizzato a quattro mani.
E da quel momento si è scatenato il putiferio: con più di 2,7 milioni •••
Ma lui, Gianni Morandi, il figlio del ciabattino di Monghidoro, paesino di tremila anime appollaiato a quasi mille metri di altezza sull’Appennino tosco-emiliano, è duro come una roccia ed è diventato un camaleonte che in più di settant’anni ha cambiato pelle e genere. Da melodico è diventato perfino un contestatore, si è impegnato politicamente e oggi sta con i rapper super tatuati a protestare e ironizzare.
Ma alla fine, eternamente giovane come un novello “highlander”, sopravviverà a tutto e a tutti. I suoi estimatori dicono: anche a Rovazzi… Di lui infatti ne dovrà restare uno solo.
A SETTE ANNI LEGGEVA IL CAPITALE DI MARX E CINQUE METRI DI UNITÀ
Gli albori del cantante Gianni Morandi
Gianni Morandi, all’anagrafe Gian Luigi Morandi, nasce a Monghidoro l’il dicembre del 1944 in una famiglia di modeste condizioni economiche. Il padre, Renato, era un ciabattino mentre la madre, Clara Eleonora Lorenzi, casalinga.
Il ragazzo cominciò presto a lavorare ed a impegnarsi per dare un aiuto in casa.
In famiglia, come quasi ovunque sull’Appennino tosco-emiliano e nell’intera regione emiliana, sono tutti di sinistra. Diciamo eufemisticamente comunisti.
E a proposito della sua primissima infanzia Morandi traccia un ritratto piano di simpatica e disarmante ironia. «Nella bottega di mio padre, che era segretario del partito comunista locale – ha raccontato spesso – ogni mattina, prima di cominciare a lavorare, lui mi costringeva a leggere ad
alta voce alcune pagine del Capitale di Karl Marx e subito dopo quelli che lui definiva i cinque metri de L’Unità. Pagine e pagine del quotidiano che secondo lui formavano la giusta misura stabilita dal suo senso del dovere politico, un ideale da rinverdire prima di cominciare una giornata di lavoro. E io ho sempre provato a non dimenticarmi da dove venivo».
La musica non era estranea alla famiglia e in casa cantavano tutti. Seguendo una tradizione delle campagne emiliane, non perdevano occasione per ritrovarsi con gli amici, a passare le serate chiacchierando e cantando le canzoni di Luciano Tajoli e Claudio Villa.
Nel piccolo paese di Monghidoro le voci però corrono in fretta e le doti canore del piccolo Gianni incuriosirono anche il proprietario dell’unico cinema del paese, l’Aurora, dove negli intervalli delle proiezioni Gianni era stato assunto per vendere noccioline e “brustulli”, i bruscolini in dialetto emiliano. semi di zucca abbrustoliti e salati. A proposito di quel periodo quasi eroico in cui un Gianni dodicenne smerciava “brustulli” nel cinema del paese, chi l’ha vissuto ricorda lui che nei.: :r.:ervalli delle proiezioni si aggirava camminando sul pavimento del cinema coperto da una spessa coltre di bucce di semi di zucca e gusci di noccioline americane e d’estate anche di bucce di lupini lessati e salati, serviti avvolti in un piccolo cono di carta di giornale, ovviamente L’Unirà.
Il cinema Aurora in via Vittorio Emanuele II, a Monghidoro. non c’è più, chiuso da tre anni. L’ultimo gestore, Michele Mattei, 59 anni, di •••
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