Eia donna immaginaria che riesce a rendermi leggero, allegro, e che allontana le mie ombre e le malinconie, e se anche le malinconie si manifestano, diventano poetiche. È una donna che ti fa ridere di te e si allea con te anche quando inciampi». Così Flavio Insinna – 51 anni compiuti il 3 luglio – ha definito, in passato. Affari Tuoi. Riconfermato al timone della storica trasmissione di Raiuno, il conduttore romano tornerà sulla rete ammiraglia di viale Mazzini per la quattordicesima edizione del programma, che andrà in onda dal 12 settembre fino al 2 giugno 2017 alle 20.40 circa.
Anche se, al momento dell’intervista, tra il serio e il faceto, il presentatore avverte:
«Il contratto, tecnicamente, non è stato ancora firmato. Intendiamoci: non sono io che scappo, come i calciatori. Ma si sa come funziona il mondo dello spettacolo. Come diceva Marcello Mastroiannì, “siamo tutti sulla sabbia”. Chi non lo pensa è sciocco. Si espone a grandi amarezze improvvise. Meglio non dare nulla per scontato…».
Una certezza c’è: in autunno la prima serata di Raiuno inizierà alle 21.15. Il che vuol dire che “i pacchi” avranno una durata più definita e delimitata, anche minore rispetto al passato…
«Era ora! Altrimenti c’era il rischio di essere una fisarmonica un po’ strana, facendo durare una puntata 29 minuti, un’altra 49, un’altra ancora 56… Per me è giustissimo tracciare una linea comune. C’è un racconto importante al l’interno, ci sono le persone che parlano di loro e della loro vita. Poi, per il resto, ci saranno delle “serate evento”, come per esempio quella per Telethon, che dureranno di più. Lo considero altrettanto giusto».
Flavio Insinna sei pronto per un’altra stagione?
«L’aspetto che mi piace maggiormente è la possibilità di ricominciare a studiare: non si finisce mai di imparare. Sono contento di dovermi imporre una nuova disciplina per poter affrontare un racconto a un’altra ‘Velocità di crociera”, facendo in modo di rientrare perfettamente in un tempo stabilito. Per me che vengo dal teatro, fatto di pause e ritmi, e non di frenesia e di velocità, come la Tv, è importante».
Hai concluso da poco grande match, in onda in seconda serata in occasione degli Europei.
Flavio Insinna che esperienza è stata?
«Ho trovato una grandissima squadra. Se fosse scesa quella in campo, avrebbe vinto, eccome, il campionato europeo! Scherzi a parte, non mi sarei sognato di trovare tanta disponibilità umana nei miei compagni di avventura, in ospiti fissi e opinionisti come Marco lardelli e Ivan Zazzaroni, per esempio. Quando Arrigo Sacchi parlava di meritocrazia, in un attimo il focus si spostava dal calcio alla vita stessa, affrontando un concetto che, ahimè, questo Paese fa spesso fatica a capire. La loro generosità a raccontare e a raccontarsi è stata una enorme ricchezza. E dire che, per settimane, avevo detto di no a li grande match’, ero terrorizzato!».
Perché?
«Innanzitutto, mi facevo paura io. Temo sempre di non essere all’altezza. In realtà alcuni autori – pure parecchio bravi – ritengono che sia proprio questa la mia forza. Non stimarmi abbastanza mi spinge a prepararmi, a studiare tanto. Si trattava di riuscire a stare nei tempi giusti: a differenza di Affari Tuoi, che viene registrato, Il grande match era in diretta. Inoltre, bisognava coniugare in modo armonioso vari contesti anche differenti tra loro. Nel mio caso, seguire le partite – sono un “abbonato” della Roma – è soprattutto gioia, divertimento, passione. Pur amando il mondo del calcio, non lo considero intoccabile. Per alcuni non si possono nemmeno fare battute su di esso. Non vale per me».
Poi, comunque, ti sei buttato. Flavio Insinna cosa ti ha convinto?
«Mi sono detto: “Il gruppo di lavoro è pazzesco”. Come vi ho spiegato poco fa, avevo visto giusto. Vi ricordate l’intervento del maestro Enzo Bosso, a Sanremo? “Si vive e si suona in un solo modo, tutti insieme”. Molto emozionante, certo. Anche se io mi stupisco sempre che questo nostro Paese abbia bisogno che sia un grande artista, per di più con una storia particolare alle spalle, a ricordare una simile verità. Vorrei che gli italiani ne fossero consapevoli a prescindere. E mi piacerebbe che si scoprissero tifosi azzurri non solo durante gli Europei…».
Hai donato la tua barca a Medici Senza Frontiere, per aiutare i migranti…
«È qualcosa che avrei dovuto fare prima. Il gesto non è stato una provocazione, ma intende va ridare un po’ di bellezza a in un mondo che, per come lo vedi a Tg, a volte fatichi a riconosce re… Mio padre era nella Marina Militare, la solidarietà è un< dei concetti fondamentali nella mia famiglia. Bisogna rimboccarsi le maniche. È finito il tempo delle chiacchiere. E come dice il Papa, sono fratelli e sorelle come noi. Al loro po sto, imbarcandomi in cerca d una speranza, su un gommone non vorrei mai essere accolto da uno con la ruspa… ».
Intervista a Flavio Insinna tratta da Vero
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