Classe 1973. Mariastella Gelmini sognava di fare la ballerina. Poi la vita l’ha portata su altre strade e, dopo essere diventata avvocato, ha iniziato la carriera politica. Ex ministro di Istruzione, Università e Ricerca, ha introdotto l’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” a scuola. E stata anche sostenitrice della promozione delle pari opportunità nel lavoro così come nella vita sociale. Ma questo suo contributo al vivere civile prosegue anche sulla Rete. Infatti, la Gelmini si è impegnata contro il fenomeno del cyberbullismo, in continua crescita.
Come nasce la carriera politica di Mariastella Gelmini?
«Tutto è iniziato quando decisi di dar vita a un club di Forza Italia a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia. Poi sono arrivate le
esperienze in consiglio comunale nel 1998 e in Regione Lombardia nel 2005. fino agli scranni del Parlamento. Fare politica per una donna non è semplice, ci sono ancora tanti pregiudizi. Ma sono contenta di aver fatto questa scelta e soprattutto di avere imparato il mestiere sul campo. Passo dopo passo, con costanza».
«Molti ragazzi non si impegnano più»
Chi è Mariastella Gelmini all’infuori della vita pubblica?
«Sono una donna normale, una mamma separata come tante. Anche la mia vita è fatta di corse al super-mercato o di cene improvvisate con quello che si ha | nel frigo. Sono spesso fuori casa per lavoro, ma cerco di seguire al meglio mia figlia. Ce la metto tutta. Basta un po’ di organizzazione e un paio di scarpe basse sempre in borsa. Senza tacchi è più facile correre».
Emma, sua figlia, ha 9 anni. Se in futuro volesse entrare in politica?
«Conosco la fatica e il preconcètto con cui ci si deve scontrare quando si fa politica e se Emma decidesse di J intraprendere questo percorso non so se ne sarei felice. Forse mi farebbe piacere solo perché avrebbe compreso il valore dell’impegno. Ma lo sarei di più se lei trovasse un Paese diverso, dove chi fa politica non è additato per colpa del populismo dilagato in questi anni. Molti ragazzi non si impegnano più. La mancanza di fiducia e visione che abbiamo registrato in questo ultimo periodo non può che condannare un Paese e tarpare le ali al futuro. Anche a quello dei nostri fi-‘ gli. Spero che il tempo della rabbia si stia esaurendo». i Sua figlia inizia già a utilizzare telefoni e tablet? Il mondo del web la spaventa?
«Emma non ha ancora un suo cellulare e le ho detto che fino alle medie non se ne parla, anche se a Natale alcuni suoi compagni di classe troveranno sicuramente uno smartphone sotto l’albero. Lei gioca però con il tablet e come tutti i nativi digitali-sa usarlo meglio di me. Internet rischia di essere una zona franca e di fronte a fenomeni
come cyberbullismo. revenge porn, sexting. hate speech e fake news abbiamo il compito e il dovere di fornire ai nostri ragazzi gli strumenti giusti per poter navigare in Rete in sicurezza. Mai abbassare la guardia».
«Il futuro delle donne passa dal lauoro»
Lei infatti si è occupata in prima linea di bullismo e cyberbullismo. Qual è la sua proposta per contrastare questi due fenomeni?
«Il tema del bullismo e del cyberbullismo è di estrema attualità. Alla Camera ho presentato una proposta di legge sull’uso responsabile del web con l’obiettivo di tutelare la dignità della persona anche in Rete. Penso che ogni sito debba avere un suo amministratore responsabile, che si faccia garante dei controlli sui contenuti. E penso al “daspo social”, un’interdizione dall’uso dei social network per chi commette gravi violazioni nel loro utilizzo».
L’educazione digitale parte in famiglia: lei cosa consiglia alle altre mamme?
«Io cerco di essere molto attenta con Emma: guardiamo insieme i contenuti che le piacciono. Solo condividendo con i nostri figli i loro interessi riusciremo a evitare qualche isolamento
digitale in cui spesso si rifugiano. Adesso ha 9 anni e riesco ancora a farlo, ma so che tra un po’ sarà più difficile. Credo fermamente che la chiave sia il dialogo e l’educazione all’uso della Rete. Finché possiamo, non lasciamo soli i nostri figli davanti a uno smartphone».
Lei è stata artefice anche dell’idea di reintrodurre nelle scuole l’ora di educazione civica. Siamo diventati un popolo di maleducati e illetterati?
«Prevedere delle ore dedicate all’insegnamento dell’Educazione alla Cittadinanza è fondamentale per formare buoni cittadini. Il mio impegno parte dal 2008. quando da ministro introdussi l’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”, che in questa legislatura, con una proposta di legge ad hoc, ho cercato di potenziare ed estendere al digitale. L’educazione alla cittadinanza è una sfida che riguarda tutti noi, prima come genitori e poi come istituzioni. E spero che questo governo faccia di tutto affinché torni sui banchi di scuola già dal prossimo anno scolastico, senza ulteriori rinvìi».
Si parla tanto di pari opportunità nel lavoro e in ogni ambito. Ma c’è o non c’è questa parità?
«Purtroppo ancora oggi vi sono evidenti lacune da colmare. Il primo diritto da tutelare è proprio quello del lavoro: le donne guadagnano meno degli uomini, sono meno rappresentate nei vertici aziendali, spesso sono escluse dal mercato professionale soprattutto quando di mezzo c’è una maternità. Ecco perché ho proposto incentivi alle imprese che decidono di investire sulle donne.
Il tempo della retorica deve finire, Questo governo dia risposte concrete e prenda in considerazione le buone proposte che come opposizione abbiamo già presentato in Parlamento».
L’Italia non mette al mondo bambini: come contrastare la denatalità?
«Un Paese che non fa figli non ha fiducia nel futuro. Quasi la metà delle donne ‘ in età fertile non ha figli e sono sempre di più le coppie costrette prima a rinviare, poi a rinunciare alla realizzazione dei propri progetti familiari. Del resto, se non si mette la famiglia al centro dell’agenda politica e non si crea un vero welfare per l’infanzia che consenta alle donne lavoratrici di non dover più scegliere tra maternità e lavoro, quella contro la denatalità sarà sempre una partita persa in partenza. Servono più asili nido e più misure premianti per le imprese che realizzano asili aziendali. In Parlamento ci sono diverse proposte di legge presentate da Forza Italia, di cui una a mia firma, che vanno esattamente in questa direzione. Adesso il governo batta un colpo: il futuro delle donne passa dal lavoro».
Quale sarebbe l’Italia ideale secondo Mariastella Gelmini?
«Vorrei che i nostri ragazzi non fossero costretti a fuggire all’estero per un posto di lavoro; vorrei che lo Stato garantisse loro più opportunità, non una paghetta chiamata reddito di cittadinanza. Vorrei un sostegno concreto per le giovani coppie che decidono di creare una famiglia e di mettere al mondo un figlio. Io farò la mia parte, come ho sempre fatto. Mi piacerebbe lasciare a mia figlia un’Italia migliore».
Articolo tratto da Vero.