Quando nel 1993 Giuseppe Ferrandino (con lo pseudonimo Nicola Calata) pubblicò il Nero, il romanzo passò quasi del tutto inosservato. Fu solo qualche anno dopo, quando la casa editrice Adelphi decise di comprarne i diritti (incuriosita dal successo che il libro stava ottenendo in Francia) che arrivò il riconoscimento di critica e pubblico. E oggi, a decenni di distanza, il romanzo prende nuova vita nel lungometraggio di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio nel ruolo del protagonista. Pericle Scalzone, detto II Nero, di lavoro “fa il culo alla gente’” (letteralmente) per conto di Don Luigi, un camorrista emigrato in Belgio. Durante una spedizione punitiva per conto del boss, Pericle commette un grave errore e colpisce una donna “intoccabile”. Scatta per lui una condanna a morte e una rocambolesca fuga che porterà fino in Francia. E qui che Pericle incontra Anastasia, di cui si innamora e che gli mostra la possibilità di una nuova esistenza. Abbiamo incontrato Riccardo Scamarcio a Milano, dove ha presentato il film (unico italiano in gara al Festival di Cannes, nella selezione Un certain regard). L’attore ha partecipato al progetto anche come produttore, con la sua Onda Buena, la casa di produzione fondata insieme con la compagna Valeria Golino.
«Mi sta dando soddisfazione»
Riccardo Scamarcio come hai reagito alla notizia di Cannes?
«Sono scoppiato di gioia. Per ora le maggiori soddisfazioni di questo film me le ha riservate il mio ruolo da produttore. Volevamo tanto trovare i soldi per questa idea, siamo riusciti a far appassionare al progetto Rai Cinema e a trovare dei produttori stranieri, che sono i fratelli Dardenne. Il fatto che il film sia stato selezionato per un Festival così prestigioso è la prima conferma che abbiamo fatto un bel lavoro. Quando ho saputo che sarebbe stato l’unico italiano in concorso ero incredulo.»
Cosa ti aspetti da Cannes?
«Che il film possa trovare altri distributori in tutto il mondo. Vorremmo che il film fosse visto da più persone possibili».
Perché Riccardo Scarmarcio proprio la storia di Pericle?
«Da attore mi piaceva la possibilità di interpretare un protagonista complesso, introverso, sfuggente, con tutte le caratteristiche dei grandi personaggi, E poi ammetto che è stato un po’ un caso.»
In che senso?
«Quando il regista mi ha contattato dicendo che gli sarebbe piaciuto dirigermi in un film, io gli ho parlato di questo progetto e lui ha reagito subito con grande slancio, ha iniziato a farmi proposte concrete e ho capito che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Siamo stati dei pazzi, ma a quanto pare non a torto».
il tuo personaggio non è molto positivo…
«E’ un antieroe, ha tutti gli elementi per essere respingente, eppure abbiamo cercato di creare un senso di empatia con pubblico. La sfida era portare in scena un personaggio così animalesco nella prima parte, che poi, grazie all’amore, riscopre la sua umanità».
Attore, produttore… A quando il passaggio dall’altro lato della macchina da presa?
«Io regista? (ride, ndr) Devo ammettere di averci pensato, ma di non sentirmi ancora pronto. Non escludo però che tra qualche anno potrei tentare…».
Articolo tratto da Vero