E una donna coraggiosa, ribelle e intelligente, proprio come l’ultimo personaggio che ha portato sul piccolo schermo. Stefania Rocca riflette con noi sulle conquiste femminili degli ultimi decenni: una rivoluzione rosa capace di cambiare nel profondo il volto della nostra società. La bella attrice torinese, mamma di due bimbi, ci racconta i valori che cerca di impartire loro e, a proposito dei timori che nutrivano i suoi genitori quando disse che avrebbe voluto intraprendere la carriera di attrice, ci svela come sia riuscita a difendersi dai “pericoli” di questo mestiere.
«Una condizione di sudditanza»
Stefania, sei reduce dalla serie di Raiuno Di padre in figlia in cui hai vestito i panni di una donna coraggiosa come Franca Franza, che vive in un periodo caratterizzato da cambiamenti sociali, specialmente sul fronte del Pemancipazione femminile.
Com’è andata?
«Franca ha mostrato un atteggiamento critico verso quel tipo di società dominata dagli uomini, in cui le donne erano relegate in una condizione di sudditanza. La sua evoluzione di vita è andata di pari passo con quella della società italiana, tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Ottanta. In quel periodo tante donne hanno attraversato lo stesso percorso di autodeterminazione di Franca».
Stefania Rocca come lei, anche tu hai un animo un po’ ribelle?
«Per fortuna sono nata in un periodo storico, gli anni Settanta, in cui sono state fatte molte conquiste. Però ammetto che da piccola sono stata anch’io un po’ ribelle. Mi è sempre piaciuto andare contro le ipocrisie che la società ci impone».
Anche scegliere il mestiere di attrice è stata una forma di ribellione per te?
«In un certo senso sì. m Vengo da una famiglia gl. che non aveva mai avuto jj. a che fare con il mondo m-del cinema. Quando ho l’espresso la volontà di fare questo mestiere gT non erano molto d’accordo. Io. però, ci ho provato. Ho lasciato casa e ho cominciato a studiare. Sono stata a Milano, poi al Centro Sperimentale, quindi all’Actors Studio e poi ho studiato con un insegnante russo».
Altri esempi della “Stefania ribelle”?
«Anni fa pensavo che non avrei voluto figli. Poi, invece, mi sono ricreduta. Capita nella vita. Il matrimonio, la vita di coppia, i bambini mi sembrava facessero parte di un percorso già programmato per una donna e, per questo motivo, lo contestavo. Poi mi ci sono ritrovata dentro e oggi sono molto felice».
«I miei due maschietti»
Quali insegnamenti cerchi d’impartire ai tuoi figli?
«Ho due maschietti e non li educo come due principini, ma cerco di renderli il più possibile indipendenti. E soprattutto rispettosi verso tutti, a prescindere dal sesso delle persone con cui si rapportasi no. Sono bambini dolci e sensibili. Mio padre ha avuto tre figlie femmine. Con un figlio maschio, avrebbe potuto condividere la sua passione per la campagna. Lui, per esempio, ama fare il vino, io mi limito a berlo (ride). Come 4 Franca, credo che molte cose possano cambiare e per questo combatto al fianco di ActionAid contro la violenza sulle donne».
Purtroppo oggi la cronaca ci offre spesso tragiche vicende di sangue che hanno come vittime proprio le donne. Credi che dopo anni di battaglie e di libertà conquistate, quella attuale sia
un’epoca di drammatico ritorno al passato?
«Non siamo tornati indietro. Le nuove generazioni improntano i loro rapporti di coppia sul valore della collaborazione, sull’interscambiabilità dei ruoli. Le vicende di violenza hanno per protagonisti uomini che sono rimasti indietro, ma che, per fortuna, sono una minoranza. Alcuni anche per problemi psichici. Credo, infatti, che chi arriva a gesti così efferati non abbia tutte le rotelle a posto».
Che cosa manca, a tuo parere, per avere finalmente anche nel nostro Paese un’effettiva parità tra gli uomini e le donne?
«Manca solo che tutti gli uomini siano consapevoli della dignità delle donne. Ce ne sono alcuni, pochi fortunatamente, che fingono di non saperlo. Ma, grazie al cielo, non si può, né si deve, ritornare indietro».
Anche con riferimento al tuo lavoro, Stefania Rocca hai mai desiderato essere nata uomo?
«Forse proprio perché non aveva avuto un figlio maschio, mio padre non ci ha mai fatto crescere come delle femminucce viziate. Mi ha infuso un modo di fare molto pragmatico e poco “smorfiosetto”. I timori dei miei genitori quando ho scelto di fare l’attrice erano che, essendo io femmina, potessi rischiare di essere ‘‘mangiata” da questo ambiente. A me, però, nessuno ha mai messo le mani addosso. E quando uno ci ha provato… gli ho spaccato il naso!».
Articolo a Stefania Rocca tratta dalla rivista Vero.