Sono umorale, sognatore e inquieto, convivo con gli sbalzi d’umore e con quel senso di straniamento che mi fa sentire solo e assente anche in mezzo alla gente. Non è facile starmi accanto, lo so. Per fortuna ho incontrato una donna che mi ha saputo amare, capire e sopportare nonostante tutto. E così, dopo 20 anni di matrimonio, Monica e io siamo felici e innamorati come il primo giorno».
Chi parla è Umberto Tozzi, 64 anni, che st’estate, festeggiando i suoi primi 50 anni di carriera, è tornato a girare l’Italia per concerti. Il 28 luglio è a un evento gratuito a Roma, con Ron e Michelle Zarrillo. Il 18 agosto sarà a Ribera, nell ’ Agrigentino, e il 18 settembre a Montebel-luna, nel Trevigiano. Canterà le canzoni del suo ultimo album, Ma che spettacolo, uscito alcuni mesi fa dopo tre anni di silenzio. «È un disco ispirato. Non succedeva da anni: lo ascolto e mi emoziono. Il titolo si riferisce a quello che vediamo in Tv e leggiamo sui giornali. Sono scosso da tutto quello che avviene nel mondo, soprattutto ai bambini», spiega il cantante torinese.
Tozzi è sposato dal 1995 con Monica Michielotto. La coppia ha due figli, Gianluca e Natasha, di 29 e 26 anni e un nipotino Andrea, figlio di Gianluca e della sua ex moglie, Elisa Persoglio.
Tozzi, in amore che tipo di uomo è?
«Romantico, passionale e, per natura, possessivo. All’inizio della mia relazione con Monica ero troppo invadente, poi ho capito che dovevo dominarmi se non volevo soffocarla e, per fortuna, sono riuscito a controllarmi».
La sua famiglia si è ritrovata al centro della cronaca rosa per l’amore di Gianluca con Raffaella Fico e di Natasha con Stefano Ricucci. Lei e Monica come avete vissuto quella esposizione mediatica?
«Nonostante il gossip invadente, eravamo felici che i nostri figli fossero innamorati e appagati. Non abbiamo mai imposto loro le nostre opinioni per quanto riguarda le faccende di cuore, lasciandoli sempre liberi di vivere le loro storie in autonomia. Quando Gianluca e Natasha hanno rotto con la Fico e Ricucci ci è dispiaciuto: hanno sofferto molto».
Gianluca ha un figlio, Andrea, avuto dalla sua ex moglie Elisa Persoglio. Si è scoperto un nonno diverso da come si aspettava?
«Sì, non avrei mai immaginato che avrei viziato così tanto il mio nipotino. Diventare nonno è stata un’emozione straordinaria, seppur molto diversa da quella provata alla nascita dei figli».
Sia sincero Umberto Tozzi come vive il passare degli anni?
«Con molta serenità. Dal punto di vista personale, mi sento un privilegiato per aver incontrato Monica nel mio percorso. L’amore è il motore di tutto, ma è anche un sentimento impalpabile e indescrivibile, riconoscibile solo quando si vive sulla propria pelle. Cari lettori di Visto, auguro a tutti voi di provare quell’amore così intenso che mi lega a mia moglie. Quanto al profilo professionale, senza false modestie, sono molto soddisfatto. Ho avuto una carriera irrepetibile. E non lo dico io, ma la storia. Inoltre, da quando nel 2008 ho aperto la mia casa discografica, sono molto più libero nelle mie scelte. Diciamolo: lavorare con una major, come ho fatto per anni, comporta per il musicista pressioni, stress e compromessi. Gli artisti sono obbligati a produrre gli àlbum a prescindere dall’ispirazione e, quindi, non sempre con ottimi risultati. È successo anche a me».
Gianluca Tozzi ha il ruolo di produttore nella sua casa discografica. Lo ha incoraggiato lei?
«No, al contrario ho sempre cercato di dissuaderlo dal lavorare nel mondo della musica. La vita professionale di “un figlio di” è sempre spinosa, perché in Italia la gente ti guarda inevitabilmente con sospetto. E le difficoltà aumentano se si decide di lavorare nello stesso settore del genitore celebre. L’ho avvisato che avrebbe incontrato nell’ambiente della musica pregiudizi e invidie, ma ha voluto inseguire la sua passione, ha ingoiato numerosi rospi ed è diventato un bravo produttore».
E come si trova a lavorare con lui?
La verità? Sebbene Gianluca si sia preso a cuore la nostra piccola etichetta discografica, spesso abbiamo idee diverse e finiamo per scornarci. E un po’ ci soffro perché, prima di lavorare insieme, non avevamo mai litigato».
Come finiscono i vostri litigi Umberto Tozzi?
«Con la pace suggellata da un abbraccio pieno d’affetto».
Un‘ultima curiosità: lei farebbe mai il giudice in un talent show?
«Perché no? Non lo escludo. Parlo tre lingue e sarebbe per me un’esperienza totalmente nuova».
Intervista tratta da Visto.