E uno dei più raffinati Michele Zarrillo e intensi cantori dell’amore del nostro panorama musicale. Perché nessuno sa trattare e declinare in musica con altrettanta eleganza e delicatezza i tormenti, le ansie, ma anche le gioie dell’amore come Michele Zarrillo, che toma a Sanremo con Mani nelle mani.
«I cronisti mi ignoravano»
Dopo nove anni dalla tua ultima partecipazione al Festival, che cosa ti ha spinto a tornare a Sanremo?
«Sanremo è… Sanremo! Tornare all’Ariston dopo qualche anno, dopo aver vissuto un’esperienza personale piuttosto complicata (nel 2013 è stato colpito da infarto, ndr), mi dà grande emozione. In più posso affermare, con orgoglio, che i brani che ho presentato sul palco del Teatro Ariston sono diventati negli anni dei successi. Una bella rivincita nei confronti di quei cronisti che nella settimana del Festival non si interessavano a me, concentrandosi maggiormente su artisti secondo loro più popolari. Vasco Rossi, Jovanotti o Ligabue non hanno bisogno di Sanremo per promuovere un loro prodotto, io e altri cantanti invece sì: noi abbiamo bisogno di Sanremo e Sanremo ha bisogno di noi».
Quali argomenti affronta il tuo brano Michele Zarrillo a Sanremo?
«Mani nelle mani racconta in musica le emozioni che si provano nei giorni più belli di un amore: mi riferisco alla fase dell’innamoramento, quella in cui non si riesce mai a stare lontani. Poi, in molti casi, la magia svanisce, spesso senza che la coppia se ne accorga. Ed ecco che arriva il rimpianto per quei giorni lontani, per quel Fincanto, quelle follie… Le follie d’amore sono la più bella e intensa “vacanza mentale” che la vita ci offre».
Sei un cantautore che ha saputo trattare l’amore meglio di tanti colleghi. Sei “responsabile” di tante storie che sono state accompagnate proprio dai tuoi brani come colonna sonora. Forse grazie alle tue canzoni sono nati tanti bambini…
«È una bella responsabilità e, al tempo stesso, una grande gioia. Ci sono tanti “figli” delle mie canzoni… Molti ragazzi mi dicono che i loro papà sono gelosi di me, perché quando mi sentono cantare le mamme restano incollate alla Tv e dicono ai rispettivi partner che vorrebbero sentirsi dire le parole che canto nei miei brani. È meraviglioso essere stato il cupido di così tanti amori!».
Michele Zarrillo hai tre figli. Anche loro mostrano già passione per la musica?
«La più grande, Valentina, è ormai una donna, mentre i più piccoli sono Luca, che ha 6 anni e mezzo, e Alice, 4 e mezzo. Luca suona la batteria da autodidatta. Proprio di recente gli abbiamo regalato una piccola batteria professionale, perché con quella giocattolo non riusciva più a esprimersi al meglio, tanto è diventato bravo. Suona un po’ pure il pianoforte. La piccola, invece, studia danza e ama cantare».
Vivere e rinascere, il titolo del tuo nuovo album, sembra far riferimento anche ai
problemi di salute che, fortunatamente, hai superato alla grande.
Michele Zarrillo con quali nuove consapevolezze sei uscito da quel periodo cosi difficile?
«Il problema di salute mi ha messo di fronte alla cruda realtà che tutto può finire all’improvviso. Ora, ovviamente vedo tutto con occhi nuovi e apprezzo maggiormente anche le piccole cose: un panorama, una serata con gli amici, l’abbraccio di un figlio».
“la mia famiglia mi ha salvato»
La famiglia è stata la migliore medicina?
«È così. La mia primogenita ha aiutato la mia compagna a gestire quella situazione così difficile, è stata vicino a me, a lei e ai suoi fratellini. Dovendo, per forza di cose, rallentare i ritmi lavorativi, ho fatto per un periodo il papà a tempo pieno e mi sono goduto tanto i miei bimbi. L’unico aspetto positivo di quella difficile vicenda».
Esattamente trentanni fa trionfavi a Sanremo Michele Zarrillo nelle Nuove Proposte con La notte dei pensieri.
«Mi dicono che l’edizione 1987 del Festival è ancora oggi quella più vista della storia. Chissà se quello che partirà tra pochi giorni non riesca a fare persino di più! E stato un Festival importantissimo, era la terza volta per me su quel palco. Mi stavo giocando il tutto e per tutto, forse anche la possibilità di fare questo mestiere».
Michele Zarrillo Che cosa pensi delle otto Nuove Proposte che saranno in gara?
«Quando li ho incontrati sono stati tutti molto carini con me. Sono venuti a salutarmi e mi hanno detto che molti dei loro ricordi di famiglia erano legati ad alcuni miei brani. Mi davano addirittura del lei! Io, imbarazzato, ho fatto presente che sono ancora uno di loro… Anch’io faccio l’alba e vado a donni re al sorgere del sole (ride)».
Davvero? E che cosa fai sveglio tutta la notte?
«Mi piace scrivere oppure anche soltanto guardare la televisione, mi rilassa».
Intevista a Michele Zarrillo Tratta da Vero
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