Volteggia con grazia e leggerezza, Roberto Bolle. E si esibisce nelle piazze d’Italia con una missione ben precisa: far conoscere al grande pubblico il balletto. Con lo stesso obiettivo l’étoile ha esordito anche al cinema: nel documentario Roberto Bolle, l’arte della danza, la regista Francesca Pedroni lo ha seguito sul palco e dietro le quinte dello spettacolo che il ballerino ha portato in alcuni scenari tra i più suggestivi d’Italia. In questi giorni Bolle si è rimesso al lavoro per aprire la nuova stagione del Teatro alla Scala di Milano con Romeo e Giulietta. Rivedremo sul palcoscenico il ballerino piemontese il 20 e 21 dicembre di quest’anno e il 13 e 15 gennaio del prossimo: al suo fianco ci sarà la prima ballerina dell’American Ballet Theatre, Mistv Copeland, l’unica afroamericana nella storia arrivata a sostenere questo ruolo.
«Sono orgoglioso del lavoro fatto»
Roberto Bolle, come ti sei avvicinato al balletto? Che cosa ha fatto scattare la scintilla?
«Da piccolo ho imparato ad amare la danza guardandola in tivù: in particolare seguivo Fantastico, lo show del sabato sera, che all’epoca era condotto da Pippo Baudo».
E poi sei stato tu a tenere incollati 4 milioni di tele-spettatori al piccolo schermo, con La mia danza libera su Raiuno. Com’è stato lavorare per la televisione?
«Portare la grande danza in televisione è stata una sfida sia per la Rai sia per me. Bisognava da una parte rispettare l’eleganza e la bellezza del balletto; e, dall’altra, fare in modo che questa magia funzionasse anche sul piccolo schermo. Ci siamo riusciti e sono davvero orgoglioso del lavoro fatto».
Ci saranno altri appuntamenti televisivi Roberto Bolle?
«Magari! Per me sarebbe un grande piacere, perché la mia volontà è sempre stata quella di portare la danza a un pubblico il più vasto possibile. Come è accaduto con il film e con lo spettacolo».
«È bello lavorare coi volti noti»
Il pubblico è fatto anche dai puristi della danza, che sono giudici molto severi. Non ti spaventa la loro reazione quando realizzi dei progetti cosi popolari?
«E sempre difficile accontentare tutti, magari qualcuno avrà storto il naso. Sicuramente è già accaduto quando mi sono presentato a Sanremo con We will rock you dei Queen. Ma penso che i puristi abbiano comunque l’opportunità di vedere la danza nei grandi teatri. È giusto quindi pensare anche a un altro pubblico».
Per rendere la danza più popolare, in televisione hai ballato con personaggi molto noti. Chi ti ha colpito di più?
«Ognuno mi ha divertito ed è stata una scoperta. Con Luisa Ranieri, un’amica, è stato molto butto. Virginia Raffaele ha una simpatia e un entusiasmo che coinvolgono chiunque. Ma è con Jovanotti che forse mi sono divertito di più. Io e lui ci conosciamo già da parecchi anni e mai avremmo pensato di ballare insieme».
«Il migliore allievo è stato Jovanotti»
Roberto Bolle quanto tempo ci è voluto per insegnare il passo a due a Jovanotti?
«Neanche tanto. Abbiamo fatto un paio di giorni di prove e poi abbiamo bL registrato.Poi il primo giorno, ci siamo resi conto che il tempo era veramente poco, anche perché dopo un certo numero di ore in studio, lui andava in tilt. Allora ci fermavamo e gli lasciavo da fare i “compiti” a casa, cioè gli chiedevo di ripassare mentalmente. Lorenzo si è stupito della difficoltà della danza: “.Ma voi fate passi sempre diversi! Nella musica ci sono sequenze che si ripetono; invece qui una volta devo andare a destra, l’altra a sinistra. È davvero complicato davvero”,
Nessuno dei vip era spaventato all’idea di ballare in pubblico con una stella come te?
«Micaela Ramazzotti era terrorizzata dall’idea, ma credo che alla fine si sia divertita. Di certo è bravissima, ma per un attimo ho temuto che volesse scappare».
Hai intenzione di ritrovarti con alcuni di loro e di dare inizio a una collaborazione?
«Con qualcuno si e parlato di ritrovarci sul palco, si sono creati rapporti di amicizia stretta. Vedremo se si riuscirà a fare di nuovo qualcosa di bello per il grande pubblico italiano».
tratto da Nuovo