Chiamatelo Amleto. Daniele Pecci, infatti, interpreta l’enigmatico personaggio protagonista dell’omonima tragedia di William Shakespeare. L’attore, che si divide tra teatro, cinema e televisione (lo abbiamo visto, tra l’altro, nella fiction Come fai sbagli e in Sposami al fianco di Francesca Chillemi), ci racconta il suo impegno nel portare in scena quest’opera, avvicinandola allo spettatore di oggi. Un impegno a cui Pecci tiene molto, al punto da aver curato anche la traduzione e la regia.
«È un sogno che si realizza»
Interpretare Amleto dev’essere una grandissima emozione, è il personaggio a cui tutti gli attori aspirano.
«È così, infatti. Prestare il volto ad Amleto è un sogno coltivato nel corso di 27 anni di carriera teatrale. Rappresenta una sorta di punto d’arrivo e allo stesso tempo il punto per ripartire di nuovo».
Oltre che interprete, sei anche il regista di questo spettacolo. colpito la bellezza della storia e il suo essere emblematica. Sono le parole più belle che siano mai state scritte, versi preziosi come gemme e diamanti».
Quando frequentavi la scuola i tuoi insegnanti ti hanno avvicinato alle opere di William Shakespeare, spiegandoti anche la sua poetica così moderna e attuale?
«Certo. Apprezzavo molto Shakespeare e i suoi testi ancor prima di studiarli tra i banchi di scuola, ma i miei insegnanti hanno avuto il merito di avvicinarmi ancora di più a questo autore così straordinario».
Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, quando frequentavi le scuole superiori. Com’erano i tuoi voti?
«Diciamo che in italiano andavo benino…».
Poi, però, hai conseguito la laurea…
«Sì, sono laureato in Lettere, ho studiato a Roma. Mi sono avvicinato ancora di più a Shakespeare frequentando il corso di letteratura inglese, all’esame sono andato bene».
avere coraggio»
Cambiamo argomento e passiamo alla tua vita privata. Daniele Pecci la tua compagna Anita Caprioli, a giugno, ti ha reso padre di una bimba. Il ricordo più bello del lieto evento?
«Quando ho visto mia figlia che veniva al mondo. In quel momento realizzi che con te c’è un altro essere umano, con una sua identità e un destino autonomo».
Hai anche un altro figlio, nato da una tua precedente relazione. Che papà sei?
«Non lo so, a questa domanda dovrebbero rispondere i miei figli! Cerco di fornire loro alcuni “strumenti”per poter affrontare il mondo con amore, delicatezza e precisione. Quando saranno più grandi insegnerò loro ad avere sempre coraggio. La. mancanza di coraggio è spesso l’origine del male».
Come sei riuscito a superare i momenti più diffìcili della tua vita?
«Affrontandoli con coraggio. Solo il coraggio può aiutarti a dimenticare le miserie della vita, l’ignoranza, l’arroganza e la stupidità di certe persone».
Che cosa ti angoscia di più Daniele Pecci?
«La mia paura più grande è avere paura, è entrare nel panico che tinge di nero l’orizzonte».
Se pensi ai passato hai qualche rimpianto nella tua vita di attore?
«Sì, mi sarebbe piaciuto interpretare il personaggio di Romeo, ma per le mie caratteristiche fisiche avrei potuto interpretare quel ruolo solo quando avevo 14 anni. E all’epoca non facevo l’attore».
Sei uno degli attori più amati, che cosa pensi piaccia così tanto di te?
«Non saprei proprio… L’affetto del pubblico naturalmente non può che farmi piacere, spero di essere apprezzato per la schiettezza, l’onestà e la semplicità del mio modo di recitare. Insomma. mi auguro che il pubblico mi apprezzi perché si riconosce nel mio modo di essere attore».
Daniele Pecci come ti sei trovato in questa duplice veste?
«Benché avessi curato la messa in scena sin nei minimi particolari, devo ammettere che l’idea di ricoprire anche il ruolo di regista all’inizio mi spaventava. Pensavo che fosse al di là delle mie possibilità fisiche e artistiche. Per fortuna, però, sono una persona molto tenace».
Che cosa provi quando in sala si spengono le luci e Daniele Pecci ti cali nel personaggio di Amleto?
«È una grande responsabilità e al tempo stesso una grande emozione».
Per quale motivo hai deciso di proporre questo spettacolo in chiave contemporanea, collocando l’azione scenica negli anni Trenta?
«Ogni spettacolo teatrale dovrebbe avere uno o più elementi contemporanei. ■1 Attenzione, questo non significa che oggi non si debbano x me: vuol dire che ogni spettacolo deve racchiudere una scintilla di contemporaneità, avere degli elementi che parlino al pubblico di oggi. Anche per questo motivo, pur mantenendo inalterata la poesia shakesperiana, abbiamo scelto un linguaggio più asciutto e diretto».
Perché hai deciso di porfidi tare a teatro proprio Amleto?
«Penso che sia il testo letterario più importante, mi ha colpito la bellezza della storia e il suo essere emblematica. Sono le parole più belle che siano mai state scritte, versi preziosi come gemme e diamanti».
Quando frequentavi la scuola i tuoi insegnanti ti hanno avvicinato alle opere di William Shakespeare, spiegandoti anche la sua poetica così moderna e attuale?
«Certo. Apprezzavo molto Shakespeare e i suoi testi ancor prima di studiarli tra i banchi di scuola, ma i miei insegnanti hanno avuto il merito di avvicinarmi ancora di più a questo autore così straordinario».
Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, quando frequentavi le scuole superiori. Com’erano i tuoi voti?
«Diciamo che in italiano andavo benino…».
Poi, però, hai conseguito la laurea…
«Sì, sono laureato in Lettere, ho studiato a Roma. Mi sono avvicinato ancora di più a Shakespeare frequentando il corso di letteratura inglese, all’esame sono andato bene avere coraggio»
Cambiamo argomento e passiamo alla tua vita privata. La tua compagna Anita Caprioli, a giugno, ti ha reso padre di una bimba. Il ricordo più bello del lieto evento?
«Quando ho visto mia figlia che veniva al mondo. In quel momento realizzi che con te c’è un altro essere umano, con una sua identità e un destino autonomo».
Hai anche un altro figlio, nato da una tua precedente relazione. Che papà sei?
«Non lo so, a questa domanda dovrebbero rispondere i miei figli! Cerco di fornire loro alcuni “strumenti”per poter affrontare il mondo con amore, delicatezza e precisione. Quando saranno più grandi insegnerò loro ad avere sempre coraggio. La. mancanza di coraggio è spesso l’origine del male».
Come sei riuscito a superare i momenti più diffìcili della tua vita?
«Affrontandoli con coraggio. Solo il coraggio può aiutarti a dimenticare le miserie della vita, l’ignoranza, l’arroganza e la stupidità di certe persone».
Che cosa ti angoscia di più?
«La mia paura più grande è avere paura, è entrare nel panico che tinge di nero l’orizzonte».
Se pensi ai passato hai qualche rimpianto nella tua vita di attore?
«Sì, mi sarebbe piaciuto interpretare il personaggio di Romeo, ma per le mie caratteristiche fisiche avrei potuto interpretare quel ruolo solo quando avevo 14 anni. E all’epoca non facevo l’attore».
Sei uno degli attori più amati, che cosa pensi piaccia così tanto di te?
«Non saprei proprio… L’affetto del pubblico naturalmente non può che farmi piacere, spero di essere apprezzato per la schiettezza, l’onestà e la semplicità del mio modo di recitare. Insomma. mi auguro che il pubblico mi apprezzi perché si riconosce nel mio modo di essere attore».
Intervista a Daniele Pecci tratta da Vero.