Si divide tra il mestiere di attore e quello di papà. È appena diventato genitore per la terza volta, Stefano Accorsi: dalla baby moglie Bianca Vitali il divo bolognese ha avuto Lorenzo, nato il 21 aprile. Gli altri suoi due figli – Orlando e Athena – vivono in Francia con la mamma, l’attrice Laetitia Casta, ma vengono spesso a trovarlo in Italia.
Anche professionalmente è un momento molto fortunato per Stefano. In questi giorni è su Sky con la serie tivù 1993, seguito di 1992: una fiction incentrata sugli anni cruciali della storia politica italiana. E già si pensa alla prossimo capitolo, 1994.
«I miei figli grandi vivono a Parigi»
Stefano, in 1993 il tuo personaggio Leonardo Notte mostra un lato tenero e canta la ninna nanna a suo figlio. Lo fai anche tu?
«È ancora un po’ presto, Lorenzo ha appena un mese. Sicuramente più avanti lo farò».
Racconterai ai tuoi figli le storie che porti in Tv?
«Sì, mi auguro di far vedere loro queste tre stagioni della serie: la prossima è in lavorazione! I miei figli più grandi fanno base in Francia ma, poiché io sono italiano, hanno respirato la cultura del nostro Paese e continuano a farlo. Cerco di essere il più presente possibile con loro. Voglio che conoscano la nostra storia; racconto loro tutto quello che posso dell’Italia».
Dopo aver girato il film Veloce come il vento ti sei appassionato alle corse automobilistiche: ora ti darai alla politica?
«No, no (ride, ndr)… Anche se l’arte della politica mi affascina moltissimo. Però le auto di più! Mi diverto a correre in pista, mi dà sensazioni forti e mi ritengo molto fortunato a poter entrare in mondi così diversi da me. La mia vita è davvero una cassaforte ricca di emozioni».
Non rischiamo che lasci il cinema per le auto?
«No! Le auto in realtà mi sono sempre piaciute, E poi, grazie a Veloce come il vento, ho potuto provarle in pista e ci ho un po’ preso la mano, a dire il vero! Adesso abbiamo creato una squadra e gareggiamo nel campionato italiano turismo».
Allora fai sul serio! E com’è andata la tua prima gara Stefano Accorsi?
«E andata bene: c’era pioggia forte e arrivare alla fine è stata l’emozione più bella. A un certo punto si stava girando la vettura e sono riuscito a tenerla, nonostante un acquazzone che sembrava di essere al Festival di Venezia a settembre, quando arrivi in motoscafo! Il mio obiettivo era finire la gara».
Grazie a quel film hai vinto il David di Donatello, un riconoscimento prestigioso.
«Sì, anche se per me il David non è mai un traguardo. Quello che conta è cercare progetti che ti appassionano e lavorare con registi che abbiano belle idee. L’unica cosa importante nel nostro mestiere è questa. È molto diverso dal mondo sportivo: lì uno si allena perché sa che può raggiungere un obiettivo. Nel cinema devi solo trovare bei progetti e poi cercare di fare il miglior film possibile».
«In tivù racconto la storia d’Italia»
E quello che è successo anche con 1992 e 19931
«Sì, è stata una grande gioia, perché da un’idea è nata la prima stagione, 1992. E poi le altre due. Raccontiamo i grandi fatti della storia italiana, ma anche diverse vicende umane. Usare personaggi di fantasia, a stretto contatto con quelli storici, ci è servito ad avere più libertà nella narrazione. E ci siamo subito resi conto che chiunque poteva appassionarsi a questa serie, che è stata vista anche da molti giovani».
Stefano Accorsi com’è davvero Leonardo Notte, il tuo personaggio?
«Di sicuro è un visionario, perché in 1992 ha un sogno e lavora talmente tanto, anche di nascosto, su questo sogno che arriva a uccidere una persona pur di realizzarlo».
«Il mio personaggio è un manipolatore»
È così spregiudicato Stefano Accorsi?
«È un manipolatore, un uomo cui i soldi e il potere servono; forse non sono il suo obiettivo, ma li cerca perché sa che con quelli riesce a fare cose che altrimenti non potrebbe mai fare. Si fidanza con il personaggio interpretato da Laura Chiatti, ma dietro il loro incontro c’è un segreto».
Che cosa racconta 1993 rispetto alla serie precedente Stefano Accorsi?
«In 1992 volevo raccontare l’uomo nuovo nella politica della Seconda Repubblica, cioè la speranza e il cambiamento. Si partiva dalla Lega Nord e si arrivava a Forza Italia. In 1993 invece il tema centrale è il terrore: le bombe che mirano a destabilizzare lo Stato per indurre le istituzioni a trattare con la mafia».
Come hai vissuto i fatti di quell’epoca?
«Avevo una ventina d’anni, facevo la scuola di teatro. Ciò che stava accadendo mi colpiva molto, c’era la sensazione che potesse succedere qualcosa di epocale. È stato un periodo oscuro e preoccupante».
Articolo su Stefano Accorsi tratto da Nuovo.