Si mette alla prova per la prima volta da sola in Facciamo ‘ che io ero. Virginia Raffaele è la mattatrice dello show in onda giovedì su Raidue, fino all’8 giugno: un programma tutto dedicato alle imitazioni più divertenti del suo repertorio.
«Speriamo che vada bene e che piaccia»,
dice a Nuovo l’artista romana. Dopo anni di gavetta, la Raffaele è diventata una beniamina del pubblico tivù entrando nel cast di Mai dire Grande fratello show, su Italia 1, nel 2009, e poi all’ultimo Sanremo.
«Sono cresciuta nel luna park dell’Eur»
Nata in una famiglia circense – negli anni Cinquanta i suoi nonni hanno fondato il luna park dell’Eur a Roma, riaperto da poco e dove lei è cresciuta, Virginia è abituata fin da piccola a stare al centro della scena.
«Quello purtroppo non è più il mio luna park: quando nel 2008 decisero di chiuderlo più di cento famiglie vennero mandate via e rimasero senza lavoro. Per me e per i miei cari non è stato facile trovarsi senza più nulla. Siamo stati messi in mezzo a una strada senza una buonuscita per tanti anni di lavoro».
Respirare l’aria del circo, però, ti ha aiutato molto nel tuo lavoro: qual è stata la tua prima imitazione?
«Avevo solo nove anni e la mia prima maschera fu quella di una vecchia. Camminavo gobba per entrare meglio nel personaggio, mentre tutte le altre bambine mi passavano vicino con i loro meravigliosi abiti da principesse. Era un’imitazione fatta molto bene, curata in tutti i minimi particolari e che mi fece vincere anche un premio».
E cominciato tutto così.
«La colpa è di mia madre che ha scelto quella maschera da vecchia mettendo in crisi la mia autostima! Da quel momento in poi, mi sono sempre sentita bruttina: non mi piace nulla di me, il naso, gli occhi e la bocca. Forse è per questo che ho scelto un mestiere che mi consente di trasformarmi in tante persone diverse».
Eppure tu sei considerata una bella ragazza Virginia Raffaele…
«Non mi sono mai sentita bella! E comunque per dedicarsi alle imitazioni e trasformarsi, l’aspetto conta ben poco. Fino ad alcuni anni fa per far ridere bisognava essere brutti. Oggi, però, le cose sono cambiate e quello che è importante sono i tempi comici».
Ti capita, quando non stai lavorando, di usare la voce o la mimica di uno dei tuoi personaggi?
«Sì, ogni tanto, però cerco subito di tornare in me. Quando imitavo Belén, per esempio, spesso alzavo il sopracciglio come lei!».
«Soffro di ansia da prestazione»
Ti piacerebbe imitare un uomo? Ci hai mai pensato Virginia Raffaele?
«Sì, ma è molto complicato: ci vuole un trucco di quasi sette ore e vanno coperti le mani e i polsi. Per il momento non sono previsti personaggi maschili. Magari più in là».
È più complicato recitare a teatro oppure fare uno show come il tuo in tivù?
«Di facile non c’è nulla. Io sono sempre spaventata quando mi devo esibire: mia madre dice che ogni volta ripeto sempre le stesse cose. Ma questa è la verità: soffro di una terribile ansia da prestazione».
Ti sei esibita pochi mesi fa davanti agli oltre dieci milioni di spettatori del Festival di Sanremo: il tuo programma su Raidue non dovrebbe certo preoccuparti.
«In realtà ogni volta è una scommessa. È stato così quando ho deciso di salire da sola sul palcoscenico, con i miei personaggi, e anche prima di partecipare al Festival».
Ti tranquillizza il fatto che il tuo programma televisivo non sia in diretta Virginia Raffaele?
«Neanche un po’! Lo registriamo solo per motivi tecnici: dovendo fare quattro personaggi per ciascuna puntata, ci sono troppe ore di trucco per passare dall’uno all’altro. In questo modo abbiamo evitato a pubblico e ospiti di dormire accampati in studio e di doverli svegliare la mattina con cappuccino e cornetto!». ♦
Tratto da Virginia Raffaele
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