Dal bancone di Striscia la notizia alla scrivania del Processo di Biscardi. Giorgia Palmas, Velina del Tg satirico di Canale 5 dal 2002 al 2004, è approdata da qualche mese a un’altra trasmissione altrettanto storica e longeva della Tv. E lei la’ padrona di casa del programma in onda ogni lunedì alle 21.15 su 7 Gold. Il suo geniale inventore, scomparso 1*8 ottobre, è stato l’indiscusso re del calcio parlato. Un’eredità impegnativa, quella raccolta dalla Palmas, ma i riscontri positivi, da parte di pubblico e critica, non sono tardati.
Giorgia, con quali emozioni hai preso i il timone di una trasmissione storica e seguitissima come Il processo di Biscardi
«Ho accettato la proposta della conduzione del Processo come si fa con una sfida: con caparbietà, voglia di mettermi in gioco e di fare bene. Ogni diretta il lunedì sera è una grande emozione e sono fiera di condurre una trasmissione come questa».
Al Processo hai ritrovato Elena Barolo, tua compagna d’avventura a Striscia la notizia. Contrariamente a molte vostre colleghe, tra voi non c’è mai stata rivalità, ma sempre amicizia.
«E stata una fortuna condividere con Elena l’esperienza di Striscia, siamo diverse caratterialmente e per questo ci compensiamo. Elena è una ragazza buona, educata e sincera, ha voglia di lavorare e
di farlo bene. Per questi stessi motivi è una gran fortuna anche oggi lavorare insieme, sia per il Processo che per il nostro nuovo programma su Radio Latte&Miele».
«Il mio idolo era il mitico Van Basten»
Il mondo del “calcio parlato” resta un ambiente ancora fortemente maschilista o credi che la professionalità e il successo di colleghe come Antonella Clerici, Paola Ferrari, Ilaria D’Amico, solo per citarne alcune, abbiano in qualche modo aperto la strada a una concezione al femminile di questo settore televisivo?
«La professionalità indiscutibile di donne come la Ferrari, la D’Amico e la Clerici ha sicuramente aperto la strada nella maniera migliore alle donne nell’ambito televisivo calcistico. La differenza la fanno la serietà, la preparazione, la passione e non che tu sia uomo o donna».
Ci hai raccontato, in passato, di essere stata un po’ un maschiaccio durante l’infanzia. Preferivi magari proprio il pallone alle bambole?
«Più che il calcio, alle bambole preferivo la bicicletta. Mi divertiva avventurarmi in luoghi abbandonati, come vecchi edifìci storici».
C’era qualche giocatore di cui ti sei “innamorata” da bambina Giorgia Palmas?
«Sì, il grandissimo Marco Van Basten».
Tua figlia Sofia pratica sport?
«Sì, in particolare la ginnastica artistica. Lo sport è fondamentale per i bambini, per la crescita, per imparare la disciplina, così come per stringere nuove amicizie».
Con quella che definisci la tua “principessa rock and roll” sei una mamma all’antica o più moderna?
«Entrambe, direi. Una mamma, soprattutto con i tempi che corrono, non può non essere anche apprensiva e, per quanto riguarda l’educazione, non transigo sulle regole di base. Però, ho una visione moderna di quello che è, per esempio, il percorso scolastico o il rapporto con il prossimo».
Se tra qualche anno Sofìa ti dicesse di voler ripercorrere le tue stesse orme professionali, come reagiresti?
«Sarà forse scontato, ma il mio desiderio è che Sofia scelga la strada lavorativa in grado di renderla felice e indipendente».
Per usare una metafora calcistica, ci racconti il goal più bello e importante che hai fatto nella tua vita?
«Senza ombra di dubbio, mia figlia!».
E quella volta che hai mancato un goal a porta vuota Giorgia Palmas?
«Qualsiasi occasione buona la vita mi abbia offerto ho provato a coglierla. Quello che non è accaduto non lo valuto un goal sbagliato a porta vuota, ma qualcosa che il destino semplicemente ha voluto non succedesse. Sono cose che capitano».
Articolo su Giorgia Palmas tratto da Vero