Anni Sessanta, Settanta, Ottanta, Bassano del Grappa, Italia. È in questo contesto storico e geografico che si svolgono le vicende di una grande famiglia di produttori di grappa, i Franza, protagonisti della fiction diretta da Riccardo Milani e scritta da Cristina Comencini, in onda dal 18 aprile in prima serata su Raiuno, dal titolo Di padre in figlia. Una serie in quattro puntate che racconta la fine del patriarcato in Italia. «L’idea mi è venuta in mente mentre passeggiavo per Bassano del Grappa, dove ero per presentare un mio libro», ha raccontato la Comencini.
«Una cittadina bellissima, teatro di cambiamenti economici e sociali profondi. Mi sono resa conto che una delle più grandi rivoluzioni della nostra epoca, la trasformazione dei rapporti familiari seguita all’emancipazione femminile nel nostro paese. non era stata raccontata. E farlo attraverso una famiglia di provincia mi sembrava la scelta più efficace e autentica».
Alessio Boni è il capofamiglia: il suo Giovanni Franza è un uomo rozzo, insensibile ma molto attento al lavoro. Sua moglie Franca è interpretata da Stefania Rocca e l’attrice piemontese la descrive così:
«Madre di figlie femmine e moglie di un padre padrone, Franca è una donna che si adatta a fatica a una vita che non le appartiene. Quello che non è riuscita a fare lei, cerca di farlo fare alle figlie. Franca è una donna remissiva, rassegnata, ma combattiva e risoluta a far sì che il futuro delle sue ragazze sia diverso da quello del suo presente».
A differenza di quanto scritto nelle anticipazioni, la Comencini non vuole sentir parlare di racconto al femminile, perché ha spiegato
«Di padre in figlia è la cronaca di una rivoluzione, un’evoluzione globale, sociale, culturale, economica e sessuale dei rapporti tra uomini e donne. Cambiamenti che hanno ribaltato ruoli e convinzioni».
Al centro della storia le vicende delle due sorelle di casa Franza, Maria Teresa ed Elena, alle quali prestano
il volto Cristiana Capotondi e Matilde Gioii. La prima si iscrive all’univérsità di Padova, la seconda resta incinta e la madre non vuole che segua le sue orme e si sposi senza amore. Due donne diverse tra loro: la maggiore, Maria Teresa, cerca costantemente l’approvazione del padre e vorrebbe veder riconosciuta la sua intelligenza. La minore, al contrario, fonda la propria sicurezza sulla bellezza, sul suo essere seduttiva
. «Il bello di una serie di questo tipo è che permette, attraverso i personaggi e le loro scelte di vita, di domandarci cosa siamo diventati. Mi pare giusto che il servizio pubblico lo faccia»
Dice la scrittrice Cristina Comencini di Padre in figlia
E se le donne ne escono al meglio, il protagonista maschile di sicuro non apparirà come un eroe. Ma di certo questo aspetto non scalfirà il successo dell’attore che lo interpreta, Alessio Boni, uno degli attori più affascinanti del cinema italiano, che non si tira certo indietro quando la televisione gli offre ruoli che gli permettono di sperimentare. Stavolta, per esempio, ha potuto sperimentare la paternità. Lui che,
arrivato a cinquant’anni, non si è mai sposato e nemmeno ha mai avuto figli, a dispetto del suo desiderio di diventare padre.
«Il desiderio di avere un bambino lo sento eccome. E non da oggi»,
rivelava due anni fa.
E non ha mai nascosto di voler ricorrere all’adozione, se fosse possibile.
Cristina Comencini e l’adozione
«Lo farei anche adesso. Anche subito. Anche se sono single. Non ho scelto di restare da solo per tutta la vita, ma questo desiderio prescinde dalla presenza di una donna al mio fianco».
Il matrimonio l’ha sfiorato con la sua compagna storica, Francesca, della quale non si è mai saputo nemmeno il cognome. Dopo cinque anni d’amore si è ritrovato single, sempre due anni fa, e da quel momento ha lasciato cadere un (altro) velo di mistero sulla sua vita privata, che riesce a conciliare con quella pubblica.
«Vivo bene la mia popolarità, probabilmente perché le mi e fan sono discrete. Essere considerato un sex symbol mi fa sorridere: non ho mai puntato sull’aspetto fisico. Anzi all’inizio della mia carriera essere visto come un bello mi ha costretto a dire tanti no».
A differenza dei tanti personaggi tormentati che ha interpretato, lui è più misurato.
«Sono uno che si arrovella. Di giorno no, perché ho troppo da fare, ma di notte i miei pensieri prendono il volo. E comincio a cercare, scavare, interrogarmi. A volte penso che se non avessi studiato arte drammatica, avrei fatto lo psicologo».
La curiosità è la molla che lo porta a cercare sempre nuove sfide.
«Fin da ragazzo ho sentito il desiderio di scoprire che cosa c’è dietro l’angolo. Quello che conosco già mi annoia. Ho lavorato come piastrellista con mio padre, poi mi sono arruolato in Polizia. A vent’anni sono partito da Sarnico, il mio paese sul lago d’Iseo, per andare in America a fare il cameriere, il baby sitter e il pony express. Ancora oggi, se è necessario, sono pronto a fare le valigie e partire».
Intanto, dal 18 aprile, il martedì sera in prima serata su Raiuno sarà un imprenditore.
da Visto
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