Era soltanto un bambino, Luca Tommassini, quando andò da sua madre e le disse: «Te la compro io la casa». E con i primi soldi guadagnati ha mantenuto la promessa. Perché l’infanzia del giudice di Dance Dance Dance non è stata una passeggiata: «Sono cresciuto in una famiglia “no soldi”, in un quartiere dove non puoi nemmeno sognare», racconta. Un’infanzia segnata e gli sfottò degli amici per un sogno, quello di ballare, che coltivava da sempre.
«Ballare è come un antidepressivo»
Ma a cosa si è aggrappato il coreografo per arri\ are dov’è oggi? «La spinta me l’ha data proprio la mia infanzia difficile. Mi sono aggrappato alla musica, che mi faceva evadere dal posto in cui vivevo. Io, a differenza degli altri ragazzi, mi sono concesso di sognare in un contesto in cui anche questo era proibito».
A 16 anni hai cambiato continente per iniziare una nuova vita. Una scelta drastica…
«La mia nuova vita, in realtà, è iniziata a 9 anni quando ho iniziato a ballare. Grazie ai miei insegnanti, Lydia Turchi ed Enzo Paolo Turchi, la danza è diventata la mia vita: ho imparato a lavorare duro, ho capito che non si smette mai di imparare. Ho imparato anche la 1 disciplina».
Cos’è per te la danza Luca Tommassini?
«E tante cose: è svago, è un 1 antidepressivo, è un modo per mantenersi in forma, per condividere momenti belli, perché la danza unisce le anime. È stato anche uno strumento per viaggiare e creare qualcosa che è rimasto nel tempo».
Quando si balla conta di più la tecnica o la passione?
«Per ballare è necessaria una combinazione di tante cose. Se si esclude il cuore, l’emozione, la passione ed è solo pura tecnica, allora non fuoriesce nulla dal ballo. L’esempio più bello arriva da Dance Dance Dance ed è Claudia Cerini: sta facendo un percorso pazzesco. Alla sua età si è rimessa in gioco e riesce a emozionare il pubblico, ogni suo numero è un capolavoro proprio perché non è solo tecnica, ma anche passione».
C’è una coppia che preferisci tra quelle in gara?
«Non ho coppie preferite. Di volta in volta “celebro” l’evento che ho davanti, valuto il singolo momento. Posso dire, però, che spesso la mia preferita è stata proprio Claudia insieme a Massimiliano Vado, perché portano luce. Alcuni concorrenti, come Clara Alonso e Dominguez, sono avvantaggiati perché hanno più tecnica, ma non li preferisco perché non portano l’anima sul palco, ma solo i passi».
Qualche tempo Luca Tommassini fa hai pubblicato il libro Fattore T. nel quale racconti tanto della tua vita…
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«Ho impiegato 46 anni a scrivere questo libro. Ho chiuso gli occhi e aperto delle porte del cuore che non avevo mai aperto prima. È stato doloroso, ma è stata anche una sorta di rinascita, ho affrontato le mie zone d’ombra 1 e ho dovuto illuminarle. Ho voluto raccontarmi con la speranza che il mio racconto potesse illuminare i giovani a credere nei propri sogni».
Il titolo completo dei tuo libro è Fattore T, l’inafferrabile ricetta del talento. Perché è inafferrabile?
«Perché io stesso che faccio questo lavoro da molti anni non ho ancora la formula del talento. Il talento non si può toccare, non si può mettere in scena. Si può solo illuminare. È come una fiamma che va sempre coltivata. Il talento è una scintilla, è bello proprio perché è come un flash».
Luca Tommassini sei coautore di X Factor, oltre che coreografo, e questo fa pensare che per te è importante sostenere i giovani…
«I giovani vanno sostenuti sempre: sono la vita, il sole che sorge. Come direttore artistico, coautore e coreografo di XFactor mi sento fortunato: io insegno tutto ciò che ho imparato, ma allo stesso tempo apprendo tantissimo dai ragazzi, dalla loro visione del mondo».
Hai partecipato anche a Pechino Express, ma hai dovuto abbandonare per colpa di un infortunio. Ci sei rimasto male?
«Malissimo! Sono caduto in una pozzanghera il primo giorno e mi sono saltati due legamenti alla caviglia. Avrei dovuto smettere subito, ma sono molto testardo e sono andato avanti per due settimane senza darlo a vedere e sopportando il dolore perché, da ballerino, sono abituato a farlo. Ma mi sono distrutto, dovrò farmi operare e il recupero sarà lungo. Mi è dispiaciuto molto anche per Paola (Barale, compagna di viaggio, ndr). Sarebbe stato bellissimo, come andare sulla luna, togliermi tutte le mie certezze e vivere di quello che il tuo corpo e la tua mente riescono a darti senza alcun supporto. Ma è andata così e chissà se mi ricapiterà mai un’occasione del genere».
Hai altri sogni ” da realizzare?
«Tantissimi! |I cassetti i di casa mia sono pieni di sogni da realizzare. Mi sveglio la mattina e trovo l’energia di fare i quel che faccio proprio perché : ho qualcosa da raggiungere. Ho bisogno di una scintilla che mi tenga vivo. Ad esempio, mi piacerebbe lavorare al cinema e all’opera come regista».
«lo e Lorella siamo cresciuti insieme»
Luca Tommassini hai lavorato con grandi artisti: da Madonna a Whitney Houston, a Michael Jackson. Che cosa hai imparato?
«Mi hanno insegnato che niente ti è dovuto e che tutto va conquistato. Ogni mattina ti devi alzare e lavorare sodo».
Luca Tommassini Hai danzato per anni con Lorella Cuccarmi. Che ricordo hai di lei?
«Io e Lorella siamo cresciuti insieme, siamo come fratello e sorella, ci frequentiamo da decenni e per me è un punto di riferimento, una colonna portante della mia vita. Io mi sono sentito colonna portante della sua, a volte suo figlio, rare volte suo padre. Non potrei immaginare la mia vita senza Lorella».
Quindi l’avrai seguita anche a Nemicamatissima. Che idea ti sei fatto della sua performance e di quella di Heather Parisi?
«Lorella ha sfruttato al massimo questa occasione, mentre Heather l’ha sfruttata male. È stata una celebrazione del passato che avrei colto in maniera differente, proiettandola nel futuro».
Che cosa pensi della polemica che ne è scaturita?
«Penso che la polemica sia successiva alla problematica. Heather non ha creduto in se stessa e per questo non si è concessa».
Tra le tue più grandi amiche c’è Paola Barale. Di quali persone ami circondarti?
«Mi piacciono le persone che mi stimolano, che mi provocano, che hanno il coraggio di essere aperte. Stimo chi ha un cervello leader, curioso…».
Tra i tuoi colleghi di Dance Dance Dance c’è qualcuno che rispecchia queste caratteristiche?
«Non li conoscevo, ma mi | sono trovato subito benissimo | con tutti. Vanessa Incontrada è una bella scoperta. La stimo | molto per come si – è messa in | gioco. A me piace rapportarmi I alle persone scoprendone l’anima e devo dire che Vanessa mi ! ha davvero colpito in senso positivo».
Intervista al coreografo Luca Tommassini tratta da Vero.