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La Giornata contro la violenza sulle donne cosa ci ha lasciato. Riflessioni su una piaga sociale

Sei milioni e  sei mila sono le donne che, secondo i dati Istat 2015, hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Un allarme sociale reso ancora più drammatico dalla constatazione che solo l’il per cento di esse trova la forza per denunciare il proprio aggressore, mentre il 20 non ne parla con nessuno.

Un giorno per dire stop agli abusi

In Italia, ogni tre giorni, una donna perde la vita per mano di un uomo, che nella stragrande maggioranza dei casi è il partner (o ex) o un familiare.

Il 25 novembre si celebra la Giornata Intemazionale contro la Violenza sulle donne e tre giorni fa, il 22. Raiuno ha trasmesso il film Tv lo ci sono, ispirato alla tragica vicenda di Lucia Annibali, l’avvocatessa pesarese sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato Luca Varani, che sta scontando una condanna a 20 anni di reclusione.

La Giornata contro la violenza sulle donne

«Su quel pianerottolo in cui sono stata aggredita e ho conosciuto che cosa sia la paura di morire. ho scelto la vita»,

racconta la Annibali, che oggi opera al Dipartimento delle Pari Opportunità diretto dal ministro Maria Elena Boschi.

«Portare il peso di un dolore così grande è faticoso»,

 

prosegue,

 

«ma ho scelto di emanciparmi dalla sofferenza per far sì che il mio messaggio di speranza possa essere utile agli altri: alle donne vittime di violenza, agli ustionati e a chi è in difficoltà»

 

Cristina Capotondi in difesa delle donne aggredite

Nei panni di’Lucia sul piccolo schermo c’è Cristiana Capotondi:

«L’esempio straordinario di Lucia, della sua forza, del suo coraggio, dimostra che è possibile un ritorno alla vita dopo essere precipitate in quel tunnel di dolore. Tra i tanti interventi necessari per debellare la violenza contro le donne, ce n’è uno importante, di carattere culturale. Le donne, infatti, in questi anni hanno compiuto un salto evolutivo che gli uomini non hanno fatto né compreso. Occorre largitelo comprendere appieno».

 

Secondo la Capotondi,

«una donna non può essere considerata poco seria perché libera né egoista perché interessata alla realizzazione professionale. Gli uomini sono stati cresciuti con un modello arcaico di donna che non risponde più alla realtà di oggi».

Sperimentazione al Pronto Soccorso

Tante, ma mai abbastanza, sono, le iniziative concrete di I sostegno alle donne in difficoltà. Segnaliamo il lavoro di On-lus We World, che ha avviato la sperimentazione del progetto “SOStegno donna” aprendo nel Pronto Soccorso di Trieste, Genova e Roma un servizio 3 di assistenza e protezione specifica. «È proprio negli ospedali», spiega Marco Chiesara. presidente We World,

 

«che è possibile intercettare queste donne e offrire loro un aiuto».

 

Tratto da Vero

 

 

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