Eccoci qua nuovamente dunque con il nostro consueto appuntamento con il mondo della danza ed in particolare ci occupiamo questa volta del ballerino Roberto Bolle nato nel Monferrato ma che fin da piccolo si è trasferito alla scala di Milano per studiare danza classica dove è diventato primo ballerino della scala di Parigi
E gli viene detto Roberto, guardarti fluttuare nell’aria un po’ come osservare un’opera d’arte come si raggiunge un tale livello di coordinamento!
“È un obiettivo che si ottiene solo con un costante lavoro negli anni. Servono tanto studio e tanta preparazione per riuscire a raggiungere un controllo millimetrico di ogni muscolo. E poi ovviamente ci vogliono passione dedizione e grande senso del sacrificio”
quante ore al giorno gli alieni?
“Tutti i giorni lavoro per otto ore, studio, mi perfezionano, potenziando il mio corpo. E poi ci sono gli spettacoli dove ho l’opportunità di esprimere tutta l’energia che la danza mi tira fuori, interpretando ruoli coinvolgendo il pubblico e, spero regalando emozioni”
sei entrato nella scuola di ballo della scala a soli undici anni. Dove hai trovato la forza per affrontare a quell’età una prova così importante?
“Da piccolo ero un bambino molto timido e impaurito, arrivavo da un paesino di provincia e di certo non immaginavo la strada che mi aspettava. Senza l’appoggio dei miei genitori non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono ora, anche perché a quell’epoca mi accontentavo di frequentare la scuola di Vercelli. Ero felice solo quando balla a prescindere dal contesto in cui lo facevo”
in che modo gli hanno dato il supporto di cui avete bisogno?
“Mi hanno insegnato i valori in cui oggi credo fermamente, mi hanno permesso di diventare la persona che oggi sono, hanno forgiato il mio modo di essere. Insomma sono stati i miei punti di riferimento”
hai avuto momenti di difficoltà?
“Dopo un paio di anni, al momento del passaggio alle scuole medie al liceo, ho passato un periodo molto difficile. Sentivo dentro di me che non ce l’avrei fatta ad andare avanti, mi mancava troppo la mia famiglia. Avevo paura di proseguire lungo la strada che avevo iniziato a Milano mi avrebbe portato ad allontanarmi via via dai miei genitori. Per quel motivo chiesi loro di iscrivermi al liceo scientifico di Vercelli, in modo da avere fino all’ultimo una via di fuga una doppia scelta. Poi però grazie anche ai loro consigli, ho capito che quello era il mio destino e da allora non ho avuto più ripensamenti”
i concetti molti vizi? Di tipo culinario?
“Qualche volta mi mangio un bel piattone di spaghetti (ride). Ma ovviamente non posso esagerare. In genere, la mia resta un’alimentazione molto controllata non tanto in termini di quantità ma quanto in termini di qualità. Infatti, non ho grandi limitazioni legate agli alimenti calorici, ma ogni pasto deve contenere solo cibi di qualità perché rappresentano il carburante per il mio corpo e niente oscuri e sono fondamentali per garantirmi delle alte prestazioni.”
Stralcio di intervista tratto dalla rivista top
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